giovedì 22 novembre 2018

Non è un paese per "acculturati"

Vorrei iniziare questo blog con un mio pensiero sulla scienza.
Nel 1999 mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze per inseguire il mio sogno di sempre diventare un fisico, anzi per essere precisi un astrofisico, è stato un percorso di studi duro e massacrante, ma allo stesso tempo stupendo.
Ricordo il primo giorno, lezione di Analisi Matematica I, il docente esordì con queste parole “siete circa quaranta studenti, ma al rientro dalla pausa natalizia, sarete la metà”, profezia severa ma corretta, a gennaio eravamo non più di una ventina, a fine corso otto.
Non mi dilungo nello scrivere la bellezza di quanto ho appreso, ma una cosa la voglio ribadire, che la fisica insegna a guardare le cose da più punti di vista, senza pregiudizi.
Ma adesso voi direte “quindi?”, in generale il conseguimento di una laurea è emozionante e, spesso, una carico pesante per la famiglia che sostiene lo studente, senza ombra di dubbio quelle in ambito tecnico-scientifico (fisica, matematica, biologia, chimica, medicina e ingegneria) costituiscono la punta di diamante per la loro complessità, eppure qualcosa non funziona.
Tralasciando l’inserimento nel mondo del lavoro che, statistiche alla mano, per i laureati in materie tecnico-scientifico rimane alto, ovviamente come dato nazionale, mi riferisco all’atteggiamento tenuto della gente verso chi, con sacrificio e passione, ha raggiunto questo traguardo.
Sembra che ci sia nella gente un sempre più radicato disinteresse, a volte quasi ostilità verso tutto ciò venga visto come “scientifico”: medici, fisici, biologi ecc. vengono etichettati come “professoroni”, “intellettuali”, “scienziati di turno”, termini dispreggiativi, nemici di un qualcosa che, per chi come noi crede nella “Cultura Scientifica”, non capiamo.

Facciamo alcuni esempi.

Consideriamo le cosiddette “medicine alternative”: cristalloterapia, omeopatia, agopuntura e compagnia bella, la comunità scientifica dopo anni di studi (no perché un medico si alza la mattina e sputa una sentenza) ha evidenziato la loro inutilità, eppure la gente comune non prende atto della cosa, invece scredita queste conclusioni, senza alcuna preparazione in merito sostiene il contrario, basandosi su passaparola, sul sentito dire: al cugino dell’amico di un mio amico la cristalloterapia ha fatto passare l’artrosi. 
Il tema dei vaccini, più di cento anni di sperimentazione (non uno/due mesi) hanno dimostrato senza ombra di dubbi la loro efficacia nel debellare epidemie fino all’ottocento devastanti, eppure anche in questo caso si monta una protesta, senza nessun fondamento scientifico, contro le campagne di vaccinazione, visto come una imposizione delle multinazionali del farmaco.

Colpisce di tutto ciò, la mancanza di “Cultura Scientifica” o volendo estendere la cosa, di “Cultura”, l’italiano medio, fino ad un decennio fa ritenuto superiore ai suoi simili del mondo occidentale, non  accetta, rifiuta, scredita tutto ciò che costituisce un sapere senza equivoci, ma preferisce inseguire le bufale che girano sui vari social, prendendole e rendendole verità inconfutabili.
Qualcuno potrebbe dire che sono esagerato, ma da appartenente alla comunità scientifica (con orgoglio anche) e ad un’associazione che ha fatto della divulgazione scientifica uno dei suoi obiettivi primari, vedo tutto questo in maniera netta, dalle battute su Facebook dove sono stato definito “scienziato di turno”, ai seminari, organizzati con grande sacrificio, quasi sempre deserti.
Questo da un lato mi stanca, vorrei mandare la gente a quel paese, ma fate come volete, curatevi con i cristalli e non con l’antibiotico, ma poi mi calmo, rifletto e penso “non mi posso arrendere” e come dicevano i romani “gutta cava lapidem”, forse alla fine ce la possiamo fare, riusciremo a fare capire che nel mondo scientifico, pur ammettendo che molto c’è da scoprire, nulla è lasciato al caso.
Vorrei prendere in prestito anche quanto detto da Francisco Goya, che alla fine del settecento realizzò un’acquaforte intitolata “Il sonno della ragione genera mostri”, certo il pittore spagnolo intendeva altro, nello specifico “La fantasia priva della ragione genera impossibili mostri: unita alla ragione è madre delle arti e origine di meraviglie”, ma ricorda che per quanto impensabile possa apparire, chi studia la scienza è un individuo provvisto di una grande fantasia.

Nella scienza non c’è nulla di freddo (quante volte sono stato accusato di andare dietro la fredda matematica), anzi al contrario c’è il calore del sapere, di credere di fare qualcosa per migliorare la condizione umana.
Niente, allora vado avanti, seguo quello che diceva un famoso avvocato, a quanto pare si può cavare sangue da una rapa (battutaccia), “vivi come se dovessi morire domani, Impara come se dovessi vivere per sempre, cit. Mohandas Karamchand Gandhi”.

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