lunedì 27 aprile 2020

Veganismo: latte e derivati, parte 2


Su questo alimento esistono svariate luoghi comuni: “il latte causa il cancro”, “il latte causa osteoporosi”, “il latte non è un alimento naturale” sono solo alcune delle frasi che si possono trovare su internet. Cerchiamo di capire per bene se c’è qualcosa di vero o sono solo leggende metropolitane: non tutte le indicazioni prudenziali sul latte sono da scartare al 100%, spesso si tratta di avere solo un approccio meno intransigente per riuscire a trovare la verità. Prima di tutto presentiamo cosa è il latte.
La definizione a norma di legge (art. 15 r.d. 994 del 9 maggio 1929) del latte è: il prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta e completa della mammella di animali in buono stato di salute e di nutrizione[1]. La maggior parte della produzione avviene nei paesi europei (compresi quelli extra UE), 24%, e in Nord, Centro e Sud America con un 29% complessivo, invece alcune regioni molto popolate hanno un apporto relativamente basso: per esempio le regioni asiatiche hanno in totale il 60% della popolazione mondiale, ma non raggiungono il 30% della produzione mondiale di latte, contro la regione europea che ha solo il 3% della popolazione mondiale. Forse è per questa sproporzione che molti pensano sia un alimento da evitare: se la maggior parte della popolazione fa un consumo tutto sommato modesto di questo alimento deve essere frutto di un qualche tipo di abitudine occidentale, quindi per definizione sbagliata.
Cominciamo ad analizzare alcune delle affermazioni sopra riportate.

Il latte causa il cancro

La letteratura scientifica è ricca di studi che analizzano il legame tra consumo di latte e latticini e il rischio di sviluppare un cancro, e anche di analisi che prendono in considerazione i dati di più studi sulla stessa patologia (le metanalisi) per dare maggior autorevolezza ai risultati delle singole ricerche e fare in un certo senso il punto della situazione. Nel 2018 è stata pubblicata sulla rivista BMJ Open una panoramica delle revisioni sul tema, partendo dall’analisi di 42 pubblicazioni dal 1991 al 2017 sull’impatto del consumo giornaliero di latte e latticini, gli autori giungono alla seguente conclusione:

“The association between dairy consumption and cancer risk has been explored in PMASRs with a variety of study designs and of low to moderate quality. To fully characterise valid associations between dairy consumption and risk of cancer and/or mortality rigorously conducted, PMASRs including only high-quality prospective study designs are required.”[2]

In definitiva servono studi di alta qualità e condotti secondo protocolli specifici per poter davvero caratterizzare la relazione tra latticini e cancro. Guardando più in dettaglio i risultati si nota che:

  • per i tumori del tratto gastrointestinale (esofago, stomaco, pancreas e colon-retto) alcuni lavori mostrano una diminuzione del rischio di ammalarsi associata al consumo di latticini, mentre altri non trovano legamisignificativi;

  • per i tumori che dipendono dagli ormoni (prostata, seno, endometrio e ovaio), i risultati sono ancora più eterogenei e lo stesso vale per tumori che colpiscono rene, tiroide e polmone.

Una revisione della letteratura pubblicata su Scientific Report nel 2016, in cui sono stati riviste 32 pubblicazioni, è arrivata alla seguente conclusione:

“In conclusion, our meta-analysis demonstrates that dairy product or calcium intake is not significantly associated with lung cancer risk. Although it is a negative finding, it provides a conclusive answer to the issue, and reveals an intrinsic connection based on the current evidence.”[3]

Ancora uno studio dell’ottobre 2019 i cui risultati sono stati pubblicati su JAMA Oncology suggerisce:

“Dietary fiber and yogurt consumption was associated with reduced risk of lung cancer after adjusting for known risk factors and among never smokers. Our findings suggest a potential protective role of prebiotics and probiotics against lung carcinogenesis.”[4]

E di esempi come questo la letteratura scientifica è colma ed orientarsi nella marea di studi disponibili è decisamente complesso. Per avere un quadro più chiaro è però possibile affidarsi alle conclusioni riportate dagli esperti nel Rapporto 2018 su Dieta, nutrizione, attività fisica e cancro pubblicato da World Cancer Research Fund (WCRF)[5]. Dopo aver analizzato la letteratura disponibile, i ricercatori hanno identificato una probabile diminuzione del rischio di sviluppare un tumore del colon-retto legata al consumo di latte e derivati, mentre le prove sono limitate per quanto riguarda la diminuzione del rischio di tumore del seno in pre-menopausa. Presenti, seppur limitate, anche prove a sostegno di un aumento del rischio di ammalarsi di tumore della prostata.
Nonostante molti punti siano ancora da chiarire, i dati disponibili non fanno pensare a un’associazione tra consumo di latte e derivati e aumento del rischio di tumore. Per quanto riguarda il tumore del colon-retto, sembra addirittura che sia vero il contrario, e che questi alimenti possano avere un effetto protettivo. In attesa che si arrivi a risposte più chiare è opportuno seguire le raccomandazioni degli esperti e non eccedere nel consumo, incorrendo in possibili effetti dannosi (per esempio problemi cardivascolari).

Il latte causa l’osteoporosi

Per quanto riguarda l’osteoporosi, molti pensano che il latte (e i latticini) siano pericolosi per la salute delle ossa. La ricchezza in proteine del latte influirebbe sul mantenimento del pH del sangue, che ricordo è compreso tra 7.35 e 7.45. La teoria vuole che un maggiore introito proteico abbassi il pH del sangue, che dovendo rimanere fisso costringe il corpo a creare dei tamponi chimici contenenti calcio, che poi vanno smaltiti con le urine, causando quindi una perdita netta di calcio. Contro questa ipotesi esistono diversi articoli che dimostrano il contrario, per esempio uno studio del 2010 in cui si dimostra che un maggiore introito di proteine non fa che migliorare la condizione delle ossa, prevenendo l’osteoporosi[6], altri invece portano alle conclusioni che l’assunzione di latte e derivati non aiutino a prevenire l’osteoporosi[7-8]. Anche fosse vera, comunque, il latte intero apporta 3.3 g di proteine su 100 g di prodotto, una colazione abbondante è mediamente da 300 g di latte, cioè circa 10 g di proteine. Sono tante? Per saperlo dobbiamo considerare i fabbisogni suggeriti, che ci dicono che la quota proteica raccomandata è di 0.9 g di proteine per ogni kg di peso corporeo[8]. 10 g di proteine quindi corrispondono a circa un quinto del fabbisogno quotidiano di una donna da 55.5 kg circa. Non proprio una gran quantità. Al di là delle proteine, ci si potrebbe comunque chiedere se il latte abbia un qualche effetto sulla perdita di calcio. Anche quest’ipotesi è stata smentita da un ampio lavoro[9]: non esiste prova che il latte abbia un effetto sul pH del corpo. In conclusione, dalla letteratura scientifica non arriva una risposta definitiva né che il latte curi l’osteoporosi né che la provochi: gli studi più recenti confermano l’assoluta indifferenza tra chi consuma latte e latticini e chi non li consuma nella prevenzione di questa malattia.


Il latte non è un alimento naturale

In effetti il nostro organismo è “programmato” per consumare il latte materno nelle prime fasi della vita grazie a un enzima, la lattasi, che permette di digerire il lattosio (lo zucchero presente nel latte) dividendolo nelle sue due componenti, galattosio e glucosio. Con l'avanzare dell'età, la quantità di lattasi nell’organismo spesso diminuisce, ecco la ragione alla base delle difficoltà di molte persone nel digerire latte e latticini che, in alcuni casi, può trasformarsi in una vera e propria intolleranza al lattosio. Proprio la “natura”, però, è intervenuta con modifiche a livello genetico nel corso dei millenni, consentendo ad alcuni soggetti di mantenere buoni livelli di lattasi anche in età adulta e potersi cibare così di latte senza problemi. È un classico esempio di evoluzione. Sembra che la capacità di digerire il latte sia comparsa soprattutto in quelle popolazioni di allevatori che trovavano un vantaggio selettivo nel mangiare questo alimento. Il motivo per cui gli uomini, o meglio, soprattutto alcune popolazioni specifiche, abbiano sviluppato questa capacità non è chiara, esistono varie ipotesi ma nessuna conclusiva, si sa solo che è una risposta adattativa a una pressione selettiva ambientale1[0-11]. L’intolleranza al lattosio è effettivamente la situazione normale se consideriamo i mammiferi in generale: nessun animale normalmente si ciba di latte in età adulta, così nessun animale, normalmente, conserva la capacità di digerire il lattosio, in definitiva è stata una mutazione che permette agli esseri umani di bere latte questa mutazione non è artificiale, ma è assolutamente naturale!
In conclusione, la capacità di bere latte appare come una chiara risposta a carenze alimentari.

Il latte contiene pus

Questa voce deriva dal fatto che sia inevitabile trovare, nel latte crudo, contaminazioni di cellule somatiche, ovvero cellule epiteliali e globuli bianchi. Probabilmente molti pensano che questa composizione sia la stessa del pus, quindi fanno l’equivalenza. Però questa non è una reazione infiammatoria come quella da cui deriva il pus, ma la normalissima composizione del latte. Pensiamoci un attimo: l’allattamento da madre a figlio per l’uomo (e non solo) ha anche un altro ruolo oltre quello del nutrimento: la copertura immunitaria. In pratica l’allattamento è il modo in cui la madre aiuta a far rimanere in salute il cucciolo. Nella vacca vengono quindi passati anche globuli bianchi, che comunque la comunità europea regola finemente[12]. In ogni caso, il numero di cellule può effettivamente servire come campanello d’allarme per scovare eventuali infezioni della vacca, e la legge europea impone che se si superano i limiti si debbano avvertire le autorità sanitarie, prendendo tutte le misure del caso.

In conclusione: è normale trovare cellule all’interno del latte, finché non superano un certo numero — e allora segnalano un’infezione — non c’è alcun pericolo, e di certo non è pus, che è il risultato di una potente reazione immunitaria.

Altre amenità intorno al latte li potete trovare sul sito dell’AIRC[13] e sul blog Dietcuriosity.

Bibliografia

1. Latte nell’Enciclopedia Treccani. 

2. Maya M.Jeyaramn et. Al. “Dairy product consumption and development of cancer: an overview of reviews” BMJ Open, 2018: CRD42017078463.

3. Yang, Y. et al. Dairy Product, Calcium Intake and Lung Cancer Risk: A Systematic Review with Meta-analysis. Sci. Rep. 6, 20624; doi: 10.1038/srep20624 (2016).

4. Jae Jeong Yang et al. “Association of Dietary Fiber and Yogurt Consumption With Lung Cancer Risk” JAMA Oncol. Published online October 24, 2019. doi:10.1001/jamaoncol.2019.4107.

5. WCRF-AICR Diet and Cancer Report. Available at: http://www.dietandcancerreport.org/.

6. Cao JJ, Nielsen FH. Acid diet (high-meat protein) effects on calcium metabolism and bone health. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2010;13(6):698–702. doi:10.1097/MCO.0b013e32833df691.

7. Feskanich D, Willett WC,Stampfer MJ, Colditz GA. Milk, dietary calcium, and bone fractures in women: a 12-year prospective study. Am J Public Health 1997;87(6).992-7. Available at:https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9224182.

8. Feskanich D, Willett WC, Colditz GA. Calcium, vitamin D, milk consumption, and hip fractures: a prospective study among postmenopausal women. Am J Clin Nutr. 2003;77(2):504–11. Available at: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12540414

9. Fenton TR, Lyon AW. Milk and acid-base balance: proposed hypothesis versus scientific evidence. J Am Coll Nutr. 2011;30(5 Suppl 1):471S–5S. Available at: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22081694

10. Tishkoff SA, Reed FA, Ranciaro A, et al. “Convergent adaptation of human lactase persistence in Africa and Europe.” Nat Genet. 2007;39(1):31–40. doi:10.1038/ng1946.

11. Evolutionary Adaptation and Positive Selection in Humans. Available at: http://www.nature.com/scitable/topicpage/evolutionary-adaptation-in-the-human-lineage-12397” 2014. 

12. EUR-Lex – 31992L0046 – IT. Available at: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:31992L0046&from=IT. Accessed August 10, 2014

13. AIRC “Latte e latticini aumentano il rischio di cancro?”, 2020.

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